Ma le strutture tecniche che si occupano di web in queste banche, fanno finta di niente oppure non capiscono neanche quale sia il problema?
La cosa è ancora più buffa (per non dire altro) se confrontata con il decalogo dell'ABI (Associazione Bancaria Italiana). A pagina 6, al fondo, si legge:
6. Quando inserite dati riservati in una pagina web, assicuratevi che si tratti di una pagina protetta: queste pagine sono riconoscibili in quanto l’indirizzo che compare nella barra degli indirizzi del browser comincia con “https://” e non con “http://” e nella parte in basso a destra della pagina è presente un lucchetto.Stesso concetto è ribadito sempre dall'ABI in un comunicato stampa del 6 agosto 2007:
Verifica l’autenticità della connessione con la tua banca, controllando con attenzione il nome del sito nella barra di navigazione. Se è presente, “clicca” due volte sull’icona del lucchetto (o della chiave) in basso a destra nella finestra di navigazione e verifica la correttezza dei dati che vengono visualizzati.
Che dire? Speriamo che prima o poi certe banche decidano di leggere i decaloghi e i comunicati stampa della loro associazione, l'ABI.
Nessun commento:
Posta un commento